La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
leggi, dai vostri padri sancite e per essi e per voi, e accolte dalla maggioranza presente, vèndicano colla scure. Ma Noi, come fummo, ossequenti alle
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: «O Madre, o Madre, dalle tue profonde vìscere, alziamo lamentoso il canto. Tu, spento sole, con feconda morte, ànima e forma a noi sùsciti e cibi. E
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Ma il Letterato, con l'esangue paura nel volto e le labbra convulse: alto! - disse - non rivolgiamo contro noi quelle armi, che dèvon servire per noi
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colpa non è cancellata finchè si rammenta, e le nostre vìvono ora in noi più che mai. Rendèteci le antiche leggi, se anche per esse ci si renda al
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più ... - E sono, anche là, tanti babbi? e tante mammine? e tanti bambini, come quì? - Oh ben più! - egli fece - E assài migliori di noi - aggiunse
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mento. Ma Tecla la Nera, piantàndogli in faccia due sguardi, che èrano stilettate, e accennando a sè stessa, esclamò: noi non siam roba! - Rispose con
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maledette. - - Noi giuriamo la pace! - Gualdo esclamò, elevando la mano. Si udì un mormorìo di assenso e venticinque destre si alzàrono. - E chi la
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vedi se il cielo combatteva per noi! - subentrò il Letterato con un profondo sospiro. - Vedi se noi risparmiò la contagiosa Sventura! - E, in poche e
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fosse spettata a un secondo suo figlio. Ed ei faticava per noi, e si struggèa, e pregava. Io intanto, giuoco di una petulante salute e di un
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occhi aquilini, squillava: vili! uòmini inutilmente maschi! ... volete a marito noi donne? - Brava! - rispose una voce secca al pari di nàcchere. E
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là, a tutto pasto di fede. Virtualmente, Aronne, era un briccone nè più nè meno di prima; lo era, come i compagni suòi, lo era, come il più di noi